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08.03.2018

L’evoluzione del fenomeno infortunistico nell’ultimo quinquennio si è sviluppata sostanzialmente in linea con la dinamica economica caratterizzata, in questo periodo, da una lenta ma costante uscita dalla crisi, i cui primi segnali si sono cominciati ad avvertire proprio a partire dal 2013 fino a rafforzarsi e consolidarsi definitivamente nel 2017.

 

In questo ultimo anno, infatti, i dati relativi ai principali indicatori macroeconomici risultano molto incoraggianti: PIL in crescita di circa l’1,5%, Produzione industriale di quasi il 3% e l’incremento dell’Occupazione che si stima superiore all’1%. Ma la ripresa dell’economia, se da una parte rappresenta innegabilmente un fatto molto positivo, dall’altro tuttavia ha avuto l’effetto negativo di contribuire ad attenuare di molto quell’intenso calo di infortuni sul lavoro che era stato determinato dalla profonda crisi economica, iniziata nel 2008 che, producendo forti tagli nella produzione e nel lavoro (sia in termini di occupati che di ore lavorate), aveva sensibilmente ridotto l’esposizione al rischio e quindi gli infortuni stessi.

 

A livello generale, a fronte di un calo infortunistico di circa il 20% registrato nel quinquennio 2008-2012 (periodo acuto della crisi), la flessione del successivo quinquennio 2013-2017 (anni di avvio e consolidamento della ripresa) è stata appena dell’8%. La crisi, come noto, aveva colpito in misura devastante soprattutto le attività industriali, in particolare quelle manifatturiere, dove la presenza maschile è nettamente prevalente; per le lavoratrici, invece, che risultano occupate per lo più in attività terziarie, la crisi ha avuto un impatto molto meno rilevante facendo registrare cali infortunistici molto più contenuti sia nel primo (-5% circa), che nel secondo quinquennio (-6,7%).

 

In questo periodo (2013-2017) il calo degli infortuni femminili ha riguardato in modo particolare i casi avvenuti in occasione di lavoro (-7,5%), mentre gli infortuni in itinere, che come noto non sono strettamente legati alla specifica attività lavorativa svolta, hanno segnato un calo del 3,8%. In tutto il quinquennio la quota di infortuni in itinere si è mantenuta costantemente tra il 21% e il 22% del totale. Anche l’andamento degli infortuni mortali femminilievidenzia un trend in calo, facendo segnare una flessione del 12,8% pressoché costante, passando dai 117 casi del 2013 ai 102 del 2017; il calo è stato più sostenuto per i decessi in occasione di lavoro (-18,6%) rispetto a quelli in itinere (-5,3%). In tutto il quinquennio gli infortuni mortali femminili risultano quasi equamente ripartiti tra quelli avvenuti in occasione di lavoro e quelli in itinere, con una leggera prevalenza di questi ultimi che rappresentano notoriamente il pericolo maggiore per la donna che lavora. 

 

Per quanto riguarda i settori di attività economica, la maggiore incidenza infortunistica femminile si riscontra in quello della Sanità ed assistenza sociale dove si concentra ben il 12,2% di tutti gli infortuni occorsi alle lavoratrici italiane. Va segnalato, a tale proposito, che la Sanità è uno di quei settori (pochissimi) in cui l’occupazione femminile è nettamente superiore a quella maschile (oltre il 70% del totale); ma anche l’incidenza infortunistica risulta più sfavorevole per le donne, sia in termini assoluti che relativi. Vale a dire che non solo gli infortuni femminili sono il 75% circa del totale, ma che, rapportando il numero degli infortuni occorsi a ciascuno dei due sessi alle rispettive forze-lavoro impegnate, emerge che la donna della Sanità ha un rischio di infortunio superiore del 12% rispetto a quello del suo collega maschio. E’ l’Infermiera l’operatrice più colpita in assoluto da infortuni tra tutte le innumerevoli figure professionali che operano nella sanità o nell’ambito dell’assistenza sociale: ogni anno le Infermiere subiscono oltre il 32% del totale degli infortuni occorsi alle lavoratrici del settore: in pratica una infortunata su tre è Infermiera.

 

Incidenze infortunistiche di un certo rilievo si riscontrano anche per le lavoratrici del Commercio (7,5% del totale), dell’Industria manifatturiera (5,9%), della Ristorazione (5,6%), dei Servizi alle imprese (4,8%, per lo più servizi di pulizia) e dei Servizi di trasporto (3,3%). Sempre più ridotta la quota di donne infortunate nell’Agricoltura (2,9%), un settore che prosegue un po’ ovunque nel Paese nel suo storico inesorabile ridimensionamento, tranne che in alcune regioni, come la Basilicata e il Molise, dove da diversi anni si stanno sviluppando interessanti ed innovative iniziative, da parte di donne imprenditrici, nel campo delle coltivazioni biologiche e dell’agroalimentare di qualità, che stanno creando nuovi sbocchi professionali per giovani e donne.

 

 

 

 

ANDAMENTO DEGLI INFORTUNI FEMMINILI (2013-2017)

(Fonte: ELABORAZIONE ANMIL SU DATI INAIL – Open Data INAIL)

 

 

 

 

INFORTUNI FEMMINILI PER SETTORE DI ATTIVITA' (principali) – Anno 2016

 

 

 

Franco D’Amico

Responsabile servizi statistico-informativi ANMIL.



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Articolo tratto da puntosicuro.it