Per migliorare la prevenzione incendi e le gestione delle emergenze bisogna saper garantire la sicurezza di tutti, anche di coloro che possono incontrare maggiori difficoltà nel rendersi conto delle emergenze o nell’evacuare tempestivamente i luoghi pericolosi.
È dunque necessario non solo pianificare il soccorso con strategie mirate e inclusive, ma anche promuovere una formazione adeguata e l’adozione di strumenti e metodologie specifiche per ridurre i rischi anche per le persone che hanno esigenze speciali.
Abbiamo già accennato a questo tema nell’articolo “ Per una gestione inclusiva delle emergenze e dell’esodo” che era tratto dal convegno “Sicurezza inclusiva: nuovi strumenti e buone pratiche” che si è tenuto a Trento il 5 dicembre 2023. Un convegno che, aperto alla comunità universitaria dell’Università di Trento e a tutta la cittadinanza, si è occupato di sicurezza inclusiva.
Oggi approfondiamo un altro intervento di questo interessante convegno, dedicato al soccorso delle persone con disabilità cognitive. Nell’intervento "Il soccorso alle persone con disabilità cognitive: l'esperienza dei Vigili del Fuoco di Pordenone", Antonella Geloso (Comando dei Vigili del Fuoco di Pordenone) presenta un protocollo di intervento, evidenziando l'importanza di riconoscere le specifiche necessità di queste persone e di adattare le modalità di soccorso per garantire un'assistenza efficace e inclusiva
Questi gli argomenti trattati nell’articolo di presentazione dell’intervento:
Sicurezza inclusiva: il soccorso delle persone con sindrome di Down
L’intervento, dopo aver fornito alcune indicazioni generali per i soccorritori, si sofferma sugli aspetti da considerare nella relazione durante il soccorso in presenza di persone con sindrome di Down.
È necessaria una comunicazione positiva:
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“Mantenere la calma, nei limiti consentiti dalla situazione, evitando di urlare, correre, ecc. poiché l’emotività si trasmette;
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Inviare messaggi dal contenuto positivo, al fine di abbassare l'emotività: es. ‘vedrai che tutto andrà bene’;
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Incoraggiare dare rinforzi positivi: ‘Stai facendo benissimo! Continui così! Ce la facciamo!’;
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Gestire paura, ansia, panico: se il pericolo non è imminente o abbiamo già raggiunto un luogo sicuro è opportuno gestire gli aspetti emotivi derivati dalla situazione rilassando il corpo, concentrandosi su piccole cose e stimolando” a fare “pensieri e visualizzazioni mentali positive”.
La relatrice indica poi come comportarsi:
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“Spiegare ciò che sta avvenendo per far comprendere il pericolo e permettere di tollerare l’esperienza negativa;
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Visualizzare i concetti che vogliamo comunicare, mediante l’uso di simboli, disegni o messaggi scritti;
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Anticipare cosa farà il soccorritore e cosa si chiederà alla persona;
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Fare da modello mostrando fisicamente una posizione, un’azione, ecc.;
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Se necessario condurre la persona negli spostamenti, accompagnandola anche fisicamente attraverso gesti morbidi (non improvvisi e scattanti);
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Se possibile rispettare i tempi della persona, non fare forzature, attendere la comprensione e l’attivazione”.
Altre indicazioni tratte dall’intervento:
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come formulare i messaggi verbali:
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“Semplicità: brevi, in sequenza, uno alla volta (anche se sono domande) semplici e chiari;
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Concretezza: contenuti concreti, utile la ripetizione;
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Evitare: metafore, doppi sensi, ironia, messaggi articolati o che contengono più informazioni e più domande”.
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attenzione alla comunicazione non verbale:
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“Approccio: rivolgersi direttamente alla persona;
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Contatto: cercare il contatto oculare e la vicinanza fisica, offrire un contatto fisico, se la persona lo desidera, in segno di accoglienza e protezione;
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Tono di voce: calmo e rassicurante, ma deciso”.
Sicurezza inclusiva: la sicurezza e l’autonomia in un evento sismico
L’intervento si sofferma anche su alcune esperienze sulla sicurezza e autonomia in un evento sismico.
Questi gli obiettivi:
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“Garantire la risposta autonoma in caso di terremoto
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Modalità di evacuazione
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Capacità di raggiungere il punto di raccolta
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Capacità di interagire con i soccorritori
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Capacità dei soccorritori di interagire con loro”
È importante:
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“Spiegare cos’è una situazione di emergenza e le sue possibili manifestazioni;
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Identificare i luoghi sicuri all’interno delle abitazioni;
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Dare indicazioni sui comportamenti;
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Identificare i percorsi per uscire dall’edificio;
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Identificare il percorso per raggiungere e riconoscere il punto di raccolta”.
Nella relazione si riportano poi le esperienze di alcune esercitazioni.
Sicurezza inclusiva: il soccorso delle persone con autismo
La relazione si sofferma anche sulle persone con autismo in emergenza con particolare riferimento ai contenuti del documento “ Persone con disturbi dello spettro autistico (ASD) in emergenza. Vedemecum per il soccorritore”.
La relatrice riporta informazioni su come sia possibile riconoscere una persona con ASD.
Come riconoscere una persona con ASD dal modo con cui interagisce con il soccorritore durante un’emergenza?
Si indica che durante un’emergenza le persone con ASD “potrebbero reagire in modo incoerente o bizzarro, ad esempio:
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non riconoscere il pericolo e risultare stranamente calmi o indifferenti;
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al contrario, non riuscire a controllarsi e avere atteggiamenti auto o etero aggressivi o entrare in crisi di agitazione psico-motoria;
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entrare in forte stato d’ansia;
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non identificare i soccorritori come tali e quindi spaventarsi, fuggire alla loro vista e non collaborare;
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dar vita a stereotipie verbali o motorie (forti dondolamenti, vocalizzi, sbattere oggetti, ecc.);
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voler portare a termine il compito o la stereotipia nel quale sono impegnati piuttosto che scappare (in tal caso valutare se c’è il tempo di lasciargli terminare l’attività piuttosto di interromperla bruscamente);
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nascondersi in un posto che dà loro sicurezza ma che invece potrebbe non essere sicuro per la situazione in corso;
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andare a cercare un oggetto di interesse o consolatorio (ad esempio può darsi che invece di scappare tentino di andare a recuperare un gioco, un dvd, ecc.)”.
Si indica poi che durante una situazione di emergenza “una persona con autismo potrebbe urlare e fuggire non necessariamente, o non solo, perché spaventata dal pericolo in sé ma anche perché infastidita da elementi che noi giudicheremmo ‘secondari’ o non rilevanti (suono della sirena, rumori o luci, interruzione di una routine, arrivo degli stessi soccorsi)”. E nel momento in cui una persona inizia a urlare, agitarsi e tentare di sfuggire al soccorritore può essere utile:
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se il soccorritore è a volto scoperto, mantenere un’espressione serena, rimanendo calmi e fermi;
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muoversi con calma senza movimenti improvvisi e rimanendo davanti alla persona;
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se c’è la possibilità di farsi aiutare dai familiari, prediligere un approccio mediato da loro;
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non cercare subito di contenere la persona fisicamente, ma mettersi di fronte alla sua traiettoria visiva, porgere la mano aspettando che sia la persona ad afferrarla. Se possibile cercare di individuare un oggetto personale da utilizzare come elemento attrattivo per farsi seguire;
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spiegare la situazione in modo semplice e anticipare a piccoli passaggi ciò che si farà;
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se si dispone di supporti visivi di comunicazione utilizzarli accompagnandoli con gesti analogici;
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non insistere con il linguaggio verbale che può confondere;
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non usare toni di voce concitati;
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se la situazione di pericolo è tale da giustificare metodi coercitivi, preferire modalità il meno traumatiche possibili.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale delle slide relative all’intervento che oltre ad altri contenuti riportano anche molte immagini e indicazioni sulle linee guida per un soccorso inclusivo e per la gestione delle richieste di soccorso.
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
“Il soccorso alle persone con disabilità cognitive: l'esperienza dei Vigili del Fuoco di Pordenone” a cura di Antonella Geloso (Comando dei Vigili del Fuoco di Pordenone), intervento al convegno “Sicurezza inclusiva: nuovi strumenti e buone pratiche” (Trento, dicembre 2023).
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