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11.04.2023

Dalla 626 al Testo Unico, com’è cambiato il ruolo del RSPP

Un intervento al 38° congresso di igiene industriale e ambientale si sofferma sull’evoluzione del ruolo dell’RSPP presentando i risultati di una survey condotta fra gli RSPP del territorio di Parma e provincia. A cura di Chiara Ferri e Diana Poli.

 

 

Compito delle news non è solo quello di far conoscere il ruolo degli attori della gestione della salute e sicurezza sul lavoro o le indicazioni normative e giurisprudenziali correlate. Per noi e per i nostri lettori è importante comprendere anche come questi ruoli si sono evoluti in relazione ai tanti cambiamenti sociali, organizzativi e lavorativi che sono avvenuti in questi anni.

 

Per questo motivo riceviamo e volentieri pubblichiamo i risultati di un interessante ricerca, sulla professione del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), dal titolo “La percezione del ruolo dell’RSPP nell’organizzazione aziendale: dal D.Lgs. 626/1994 al D.Lgs. 81/2008: studio pilota sul territorio di Parma”. Una ricerca che mette in luce vari aspetti, modifiche, criticità e bisogni relativi al lavoro dell’RSPP.

 

L’articolo di presentazione della ricerca – “Dalla 626 al Testo Unico, com’è cambiato il ruolo del RSPP nell’organizzazione aziendale e nella gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro” – è stato scritto da Chiara Ferri (Cisita Parma scarl) e Diana Poli (ricercatrice INAIL presso la sede di Parma).

 


 

Dalla 626 al Testo Unico, com’è cambiato il ruolo del RSPP nell’organizzazione aziendale e nella gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro

 

Per parlare del ruolo dell’RSPP nella logica di una “sicurezza organizzata e partecipata” riportiamo i risultati della ricerca “La percezione del ruolo dell’RSPP nell’organizzazione aziendale: dal D.Lgs. 626/1994 al D.Lgs. 81/2008: studio pilota sul territorio di Parma” presentati al 38° Congresso Nazionale di Igiene Industriale e Ambientale (Cagliari, 22-24 giugno 2022). Lo studio è stato realizzato con la partecipazione di Cisita Parma scarl (Ente di formazione dell’ Unione Parmense degli Industriali e del Gruppo Imprese Artigiane), di un ricercatore Inail presso la sede di Parma, di un Datore di lavoro per la sicurezza, di un Tecnico della Prevenzione di AUSL Piacenza e del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Parma. La relazione si sofferma sulla lettura della figura strategica dell’RSPP attraverso una survey che fornisce un breve excursus sull’evoluzione del suo ruolo in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro dall’introduzione del D.Lgs 626/94 ad oggi.

 

Con il D.Lgs. 626/94 introdotto per recepire le normative europee sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori, nasceva ufficialmente in Italia una nuova professione: quella del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP). Nel 2008, il D. Lgs. 81/08, nato nell’ottica di promuovere un sistema della prevenzione aziendale più efficace unito ad un accorpamento della normativa (Testo Unico Salute e Sicurezza), ha declinato più in dettaglio il ruolo, le interazioni/relazioni e le competenze delle varie figure della sicurezza, fra cui quella dell’RSPP.

 

Nel 2005, Cisita Parma, ente di formazione dell’Unione Parmense degli Industriali e del Gruppo Imprese Artigiane, proponeva una prima survey rivolta agli RSPP per indagare la propria percezione del ruolo e le criticità ma anche le interazioni con gli altri attori della sicurezza. Nel 2021, a distanza di 15 anni, a fronte di una professione ormai matura e di un assetto normativo consolidato con il D.Lgs. 81/2008, è stata effettuata una nuova survey.

 

L’obiettivo dello studio è stato quello di comprendere il ruolo dell’RSPP e la sua evoluzione, i principali elementi di interazione con gli altri attori della sicurezza nelle aziende del territorio per valutarne i punti di forza, le criticità e i possibili scenari futuri.

 

L’indagine è stata svolta coinvolgendo gli RSPP (47 nel 2005 e 100 nel 2021) e, nel 2021 anche gli ASPP (48) delle aziende del territorio di Parma rappresentative di tutti i settori produttivi con una predominanza del settore alimentare e metalmeccanico. Ogni questionario è stato suddiviso in 9 sezioni (6 nel 2005) per un numero complessivo di circa 60 domande, sia a risposta chiusa che aperta, organizzati nelle seguenti aree tematiche: caratteristiche socio-demografiche e aziendali, criticità e bisogni, formazione/informazione, rapporto con le figure della prevenzione e cultura della sicurezza. Le due survey non risultano tuttavia completamente sovrapponibili per il cambiamento fisiologico dei gruppi osservati e per il necessario arricchimento del questionario del 2021 mirato a valutare le sfumature assunte nel tempo dalla figura dell’RSPP e ai possibili scenari da sviluppare nonché per la gestione del lungo periodo di emergenza pandemica da Covid-19. Tale emergenza pandemica, avvenuta come sappiamo tra il 2020 e l’anno successivo, ha infatti portato cambiamenti sul ruolo e sul lavoro dell’RSPP derivanti dall’appesantimento normativo-gestionale, dagli alti livelli di stress su tutta l’organizzazione per la rispondenza al susseguirsi dei vari DPCM, dai nuovi scenari di rischio (blocco e ripresa dell’attività lavorativa, protocolli Covid, implementazione della tecnologia e informatizzazione, tecnostress, ecc.) insieme alla nascita di un nuovo modo di lavorare rappresentato dallo “smart working”.

 

L’analisi dei questionari ha evidenziato un cambiamento nella figura dell’RSPP tra l’anno 2005 e il 2021. Mediamente si vede un maggiore interessamento di genere più evidente fra gli ASPP: aumenta infatti il numero di donne che ricoprono il ruolo di RSPP (dal 10,6% al 17,8%), valore che raggiunge quasi il 50% fra gli ASPP. Aumenta anche l’età anagrafica (gli RSPP con più di 50 anni passano dal 30% a quasi il 50%) in accordo con l’incremento degli anni di esperienza. Si riconosce inoltre la necessità di maggiori competenze con un aumento della percentuale di laureati: dal 36% al 60% del 2021 e si assiste nel tempo alla fidelizzazione del tema di sicurezza: fare l’RSPP diventa sempre di più un vero e proprio mestiere, evidenziando la necessità delle aziende di creare sistemi sempre più organizzati che hanno dato origine a organigrammi della sicurezza più complessi con la presenza degli ASPP come struttura di supporto. Tuttavia rimane ancora bassa la percentuale delle persone che svolgono il ruolo di RSPP full time (dal 30% al 40%) anche se sempre di più l’assunzione in azienda è finalizzata a ricoprire la funzione di RSPP. D’altra parte, come facilmente intuibile, la situazione varia con la dimensione aziendale dove nelle piccole e piccolissime aziende si verificava spesso lo svolgimento diretto del ruolo di RSPP da parte del DdL o da parte di un consulente esterno. Un altro dato interessante è rappresentato dall’evoluzione delle mansioni svolte dagli RSPP a latere della sicurezza: nel 2005 chi si occupava di sicurezza si occupava prevalentemente di antincendio (oltre il 70%), seguito dall’ambiente e dalla qualità. Nel 2021 invece gli RSPP, si occupano prevalentemente di ambiente (oltre l’80%), della gestione dei fornitori, di qualità, di “energy management” e, per finire, di privacy e codice etico. Questo cambiamento riflette l’evoluzione della figura dell’RSPP da ruolo prevalentemente tecnico a funzione sempre di più di tipo organizzativo/gestionale e di coordinamento/integrazione con la strutturazione della sicurezza aziendale.

 

Per quanto riguarda la sezione “Criticità e bisogni” è emerso nel tempo un miglioramento nel grado di soddisfazione per il proprio ruolo e un incremento nella percezione dell’importanza del lavoro svolto da parte dell’azienda, confermata anche dalla disponibilità di decidere su un budget dedicato per il 35% degli intervistati. D’altra parte rimane la percezione diffusa di impiegare oltre il 70% del tempo a disposizione in attività burocratiche che derivano direttamente dall’evoluzione della normativa. Questo evidenzia come l’RSPP si trovi sempre di più a vivere situazioni “borderline” tra quanto previsto dalla normativa e la propria sfera operativa. La sfida più grande che l’RSPP si trova ad affrontare è quindi la trasformazione di ciò che viene percepito come un intervento dal carattere essenzialmente burocratico in un elemento concreto e operativo di sicurezza. Sempre in questo ambito la survey del 2021 ha voluto verificare l’impatto dell’emergenza pandemica sul lavoro dell’RSPP. Dalla lettura dei questionari si assiste ad un cambiamento delle priorità nell’ottica di gestire in emergenza una situazione nuova e non prevedibile che ha richiesto veloci cambi organizzativi e di mentalità e che ha messo in secondo piano le normali attività, con un incremento dei livelli di stress. Tuttavia, pur con un aumento esponenziale della propria mole di lavoro, si è assistito ad una maggiore visibilità/considerazione del proprio ruolo, in relazione al forte coinvolgimento dell’RSPP ma anche del MC nella gestione delle problematiche “Emergenza Covid”.

 

La tematica “Formazione/informazione” è stata prevista solo nella survey del 2021 poiché da una formazione «sufficiente e adeguata» (D.Lgs 626/94 e TU) si passa grazie all’Accordo Stato-Regioni del 21 Dicembre 2011 a una formazione regolamentata in termini di modalità e tempi, avvalorando il ruolo di chi si occupa di formazione in materia di salute e sicurezza, in particolar modo dell’RSPP. Lo studio evidenzia come l’informazione e la formazione siano diventati elementi chiave nel complesso delle attività preposte alla prevenzione soggettiva, anche se si riconoscono margini di miglioramento.

 

Lo studio conferma inoltre l’importanza della cooperazione tra le figure aziendali che si occupano di sicurezza in un’ottica di un’efficace strategia di prevenzione. Risulta evidente il ruolo centrale dell’RSPP, del MC e dell’RLS, come elementi a supporto del datore di lavoro nell’adempiere alla sua complessa obbligazione di sicurezza (art. 2087 c.c.). Una collaborazione effettiva ed efficace diventa quindi fondamentale per l’ottenimento di misure concrete nelle politiche di salute e di sicurezza sul lavoro adottate dall’azienda. I risultati della survey evidenziano ottimi rapporti di collaborazione in termini di impegno, coinvolgimento e partecipazione con il Datore di Lavoro e con i Dirigenti. Tuttavia, soprattutto nelle piccole aziende, emerge come non sempre la sicurezza venga percepita come una priorità dalla “line” aziendale e come a volte la dirigenza sottovaluti il proprio ruolo e le proprie responsabilità in termine di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

 

Ottimi rapporti vengono inoltre evidenziati anche con l’RLS elemento cardine della sicurezza sul lavoro partecipata e, sia nel 2005 che nel 2021, oltre l’80% degli RSPP valuta positivamente il loro coinvolgimento. Anche il rapporto con il MC presenta importanti accezioni positive con un rafforzamento nel 2021 come conseguenza dell’attività di collaborazione svolta durante la pandemia. Il MC viene sempre di più considerato dall’RSPP come un elemento chiave per una corretta valutazione e gestione dei rischi, una persona di fiducia e di comprovata professionalità che partecipa attivamente alla vita aziendale. In controtendenza, invece, peggiora dal 2005 al 2021 il giudizio degli RSPP nei confronti dei preposti. Questo dato è legato ad un maggiore riconoscimento del ruolo dei preposti, di come deve essere esercitato e della chiara consapevolezza delle competenze necessarie. Tutto ciò anche in ragione degli importanti cambiamenti introdotti dall’Accordo Stato-Regioni del 2011 che ha formalizzato l’obbligo formativo del preposto in ragione della sua importanza nella costruzione della sicurezza. Successivamente la risposta a questo bisogno è stata dimostrata anche dalla Legge 215 del 17 dicembre 2021 che ha evidenziato la necessità di chiarire la scelta del preposto insieme all’importanza del ruolo e delle sue responsabilità.

 

Pe quanto riguarda, infine, la cultura della sicurezza lo studio ha evidenziato come oltre il 90% degli RSPP consideri alta la sensibilità verso i temi della sicurezza da parte dell’azienda come componente essenziale nella conduzione dell’impresa in quanto pilastro del proprio modello organizzativo. Appare evidente come il miglioramento della cultura della sicurezza porti ad un guadagno in termini di prestazioni che diventano più efficaci in quanto strutturali e non imperniate sull’irrigidimento di pratiche marginali come l’estremizzazione del controllo attraverso l’incremento della supervisione o l’introduzione di procedure operative asfissianti. La cultura della sicurezza diventa efficace se si basa su un sistema di analisi e diffusione delle informazioni di sicurezza, su un sistema basato sulla preparazione, sulle competenze, sul coinvolgimento delle persone, sulla fiducia e sulla cooperazione mantenendo una flessibilità in termini di progettazione.

 

In conclusione, i relatori evidenziano l’importante cambiamento del ruolo dell’RSPP nel tempo con una progressiva estensione della sua sfera operativa e del suo consolidamento nella compagine aziendale. L’RSPP diventa così protagonista dell’organizzazione aziendale e titolare delle relative funzioni legate alla salute e sicurezza dei lavoratori, trasformandosi in una figura manageriale molto vicino all’ HSE manager. Le aree di competenza dell’RSPP diventano quindi più complesse e sfumate: l’RSPP si trasforma da un puro consulente tecnico del Datore di lavoro ad un soggetto con capacità e compiti anche organizzativi e gestionali, caratteri più simili a quelli del Dirigente per la sicurezza. In questo quadro, aumentando la sfera di competenza diventa più complicata l’identificazione netta dei ruoli e, quindi, delle responsabilità.

 

 

Chiara Ferri e Diana Poli

 

 

 

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